giovedì 9 settembre 2010

Vagabondo ero, vagabondo resto.

Quando ero giovane e avevo in corpo la voglia di essere da qualche parte, la gente matura m'assicurava che la maturità avrebbe guarito questa rogna.
Quando gli anni mi dissero maturo, fu l'età di mezzo la cura prescritta. Alla mezza età mi garantirono che un'età più avanzata avrebbe calmato la mia febbre.
E ora che ne ho cinquantotto sarà forse la vecchiaia a giovarmi?
Nulla ha funzionato.
Quattro rauchi fischi della sirena di una nave continuano a farmi rizzare i peli sul collo e mettermi i piedi in movimento. Il rumore di un aereo a reazione, un motore che si scalda, persino lo sbatter di zoccoli sul selciato suscitano l'antico brivido, la bocca secca, le mani roventi, lo stomaco in agitazione sotto la gabbia delle costole. In altre parole, non miglioro. Vagabondo ero, vagabondo resto. Temo che la malattia sia incurabile. Metto giù questa roba non per istruire gli altri, ma per informare me stesso.
John Steinbeck

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