giovedì 6 ottobre 2011

non c'è niente di più vile o pericoloso di un malvagio che ogni notte se ne va a letto con la coscienza tranquilla

nelle segrete di Toledo ho imparato, quasi a costo della vita, che non c'è niente di più vile o pericoloso di un malvagio che ogni notte se ne va a letto con la coscienza tranquilla. è una cosa orribile. specialmente quando procede di pari passo con l'ignoranza, la superstizione, la stupidità o il potere - accoppiate che si presentano con una certa frequenza. ed è ancora peggio quando ci si sente gli esegeti di una parola, sia essa il Talmud, la Bibbia, il Corano o qualsiasi altro testo scritto o ancora da scrivere. non sono propenso a dispensare consigli - non si impara mai niente dalle disgrazie altrui - ma uno a buon mercato ve lo voglio dare comunque: lorsignori diffidino sempre di chi nella vita non ha letto che un solo libro..

Arturo Pérez-Reverte, Purezza di sangue

martedì 4 ottobre 2011

Guarderò la tua ombra

Guarderò la tua ombra, se non vuoi che guardi te, gli disse, e lui rispose, Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi

José Saramago
A volte credo che i buoni lettori siano cigni anche più tenebrosi e rari che i buoni autori … Leggere, per intanto, è un’attività successiva a quella di scrivere: più rassegnata, più civile, più intellettuale.

J.L. Borges, prefazione alla prima edizione di Storia universale dell’infamia

martedì 26 luglio 2011

Insieme

Non camminare davanti a me,
potrei non seguirti.

Non camminare dietro di me,
potrei non esserti guida.

Cammina al mio fianco
ed insieme troveremo la via.

perché la legge sul libro non va contro i lettori

[questo articolo è stato pubblicato su l'Unità il 21 Luglio 2011]

di Gaspare Bona

Questa mattina è stata approvata con l’ultimo passaggio al Senato la Leggi Levi sul prezzo del libro, che regolamenta gli sconti che le librerie e gli altri rivenditori al dettaglio possono fare al consumatore finale sul prezzo di copertina fissato dall’editore. La legge entrerà in vigore dal 1° settembre.

In estrema sintesi la legge limita al 15% lo sconto che le librerie, comprese quelle on-line, possono fare ai loro clienti e vieta alle librerie di fare delle promozioni (in altri settori merceologici si chiamerebbero saldi) sui loro stock, se non quando si verificano condizioni assai stringenti (libri pubblicati da più di venti mesi e che non siano stati movimentati da sei mesi).
Le promozioni possono essere proposte solo dagli editori, che sono tenuti a offrirle con le stesse condizioni a tutte le librerie. Questo passo si è reso necessario per un motivo di equità, dato che i principali gruppi editoriali sono proprietari anche di intere catene di librerie e dunque spesso le librerie indipendenti erano tagliate fuori dalle promozioni. Inoltre le promozioni fatte dagli editori non sono permesse durante il mese di dicembre, non possono essere ripetute nell’arco dell’anno solare e non possono superare lo sconto del 25%. Queste limitazioni cercano di ridurre lo squilibrio fra grandi gruppi editoriali – quelli in grado di fare promozioni – e l’editoria indipendente, in genere di piccole o medie dimensioni.

Una legge di questo tipo sembra andare contro le regole del libero mercato e della concorrenza. Ma la giustificazione sta nel fatto che il legislatore ha riconosciuto che il libro è un bene fondamentale per la cultura, lo sviluppo, la democrazia, la circolazione delle idee e la realizzazione personale; che sul libro si regge una parte importante della formazione, dell’educazione, della comunicazione e del fermento culturale di una Nazione e che per questo motivo deve essere garantita la massima pluralità di produzione (case editrici) e capillarità di diffusione (librerie indipendenti e di catena, edicole, grande distribuzione). In pratica questa legge è un primo passo verso la difesa della“bibliodiversità”.

Ma questa è filosofia, e molti lettori vedranno in questa legge un nuovo esempio di corporativismo per far pagare di più i libri, e difficilmente si accontenteranno di sapere che anche grazie a leggi come questa i loro figli cresceranno in un mondo migliore… In realtà non è così. Il mercato librario presenta un’anomalia: il prezzo del libro è fissato dall’editore, non dal rivenditore, e gli sconti sono finta concorrenza. La vera concorrenza andrebbe fatta sul prezzo di copertina e sui contenuti. L’ideale sarebbe vietare completamente o quasi gli sconti, come avviene in Paesi come Francia, Germania, Spagna, Svizzera. Infatti, se nessuno può fare sconti, la concorrenza si sposta davvero in maniera “sana” sul prezzo di copertina. Altrimenti è il solito vecchio gioco: alzo i prezzi, poi faccio lo sconto. In assenza di sconti, poi, l’attenzione si sposterebbe di nuovo sul libro. Quante librerie oggi sono costrette a vendere sconti invece che libri? Il libro è un oggetto che ci fa compagnia per parecchie ore. È più importante pagarlo due o tre Euro in meno, o avere un compagno ben scelto o ben consigliato?

La Legge Levi arriva dopo un iter un po’ travagliato, perché nell’ultimo anno intorno al gruppo dei Mulini a vento (Donzelli, Instar Libri, Iperborea, Minimum fax, Nottetempo, Nuova Frontiera, Voland) è nato un movimento per chiedere di introdurre importanti modifiche al testo della legge. Questo movimento, cui hanno aderito centinaia di editori e librai indipendenti, ha trovato ascolto presso la Commissione Cultura del Senato, dove alcune proposte sono state recepite, altre no. Ma un passo avanti è stato fatto. E sono convinto che questa legge non sia un punto di arrivo, ma il punto di partenza per giungere a una legge complessiva sul libro e la lettura che sia condivisa da tutti gli operatori del settore. Se ne gioveranno anche i lettori, e i figli dei lettori…

giovedì 23 giugno 2011

lunedì 13 giugno 2011

Odio gli indifferenti

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.

Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

… la massa ignora, perché non se ne preoccupa.

Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.

Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

mercoledì 8 giugno 2011

martedì 26 aprile 2011

Io te vurria vasa' ",
sospira la canzone
ma prima e più di questo
io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta',
come la gola al canto
come il coltello al pane
come la fede al santo
io ti vorrei bastare.
E nessun altro abbraccio potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei bastare,
io te vurria abbasta'.
" Io te vurria vasa' ",
insiste la canzone
ma un pò meno di questo
io ti vorrei mancare
io te vurria manca',
più del fiato in salita
più di neve a Natale
di benda su ferita
più di farina e sale.
E nessun altro abbraccio
potessi tu cercare
in nessun altro odore addormentare,
io ti vorrei mancare,
io te vurria manca'.

Erri de luca

Lisbona è il Tago





martedì 19 aprile 2011

ricerca

sentire che deve pur esserci una combinazione di parole in cui sia racchiusa, per così dire, l'essenza dell'orrore conosciuto in questo secolo. e leggere diari, memorie, reportages, romanzi e poesie, sempre con speranza, e sempre con il medesimo risultato: «non è questo». solo timidamente si fa strada il pensiero che la verità sul destino terreno dell'uomo sia un'altra rispetto a quella che ci è stata insegnata. ma ci asteniamo dal darle un nome.

Czesław Miłosz, Il cagnolino lungo la strada

giovedì 14 aprile 2011

Un uomo percorre leghe su leghe nel corso di una vita per ricavarne solo fatica e ferite ai piedi, quando non nell'anima, e poi arriva un giorno in cui fa sei passi appena e trova quello che cercava.

José Saramago, Storia dell'assedio di Lisbona

L'unica serie tv che adoro!



lunedì 28 marzo 2011

Come leggere un libro

La disattenzione è il modo più diffuso di leggere un libro, ma la maggior parte dei libri oggi non sono soltanto letti ma scritti con disattenzione. Oppure con un’attenzione che fa parte dell’intesa autore-lettore. Si legge come si fuma, per tenere occupate le mani e gli occhi. Libri già cominciano a trovarsi abbandonati sui sedili dei treni. Sono stati letti per abitudine, per noia, per orrore del vuoto e di se stessi. Tra i vizi, la lettura, come diceva Valry Larbaud è il vizio impunito, ma in certi casi smettere di leggere come di fumare può evitare gravi conseguenze.


Si può anche leggere un libro per sospetto e invidia. In questo caso il libro è troppo attraente, si pensa che avremmo potuto scriverlo addirittura noi e guadagnare fama e denaro. Bisognava soltanto pensarci. Si tratta di libri che ottnegono grande successo, i”meglio-venduti”. Di solito centrano un falso problema, una situazione di moda, un punto di interesse e di attualità. Si fanno leggere, ansiosamente, con rabbia, e infine per poter continuare a dubitarne, ma anche per tentare di scoprire il segreto della loro gradevolezza. Dopo un paio d’anni, molti di questi libri, quando uno se li ritrova negli scaffali, ha voglia di buttarli via. Il fatto è che sono diventati brutti anche esteriormente, non hanno saputo invecchiare bene. Anzi, sono la prova che la bellezza di un libro come oggetto non può prescindere dal suo contenuto. Non c’è infatti sopruso maggiore di un libro stupido rilegato lussuosamente.

Il terso modo di leggere un libro è il più semplice, ma è proprio dei grandi lettori. Si acquista con l’età, l’esperienza, oppure è un dono che si scopre in se stessi, da ragazzi, con la rivelazione delle prime letture. Si tratta di non abbandonare mai “quel” libro, di lasciarlo e riprenderlo, di “andarci a letto”. Ma poiché questo modo è suggerito soltanto dai grandi autori, col tempo si resta circondati soltanto da ottimi libri. E si diventa perfidi, si arriva a capire un libro nuovo ad apertura di pagina, e liberarsene subito. E se invece il libro convince, a lasciarlo per qualche tempo sempre a portata di mano, sul tavolo o sul comodino, poiché la sua sola vista procura un vero piacere, né si teme di finirli presto: lo scopo di questi libri è infatti di essere riletti, di farsi riprendere quando tutto va male, quando ci sembra che la verità possa esserci confermata non da quello che succede intorno a noi, ma da quello che è nelle pagine di un libro.

Tutti i grandi libri sono stati letti e continuano ad essere letti così. È più esatto dire che non si tratta di leggerli, ma di abitarli, di sentirseli addosso. Facendone il conto, ognuno trova che i suoi si riducono ad un centinaio, largheggiando. E molti di essi hanno aspettato anni e anni prima di essere ripresi, in un giorno di particolare disgusto esistenziale. Ma è la loro forza.


Ennio Flaiano

venerdì 25 marzo 2011

e se ci diranno

E se ci diranno

che per rifare il mondo
c'è un mucchio di gente
da mandare a fondo
noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi sentire dire che era un errore
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no

E se ci diranno
che nel mondo la gente
o la pensa in un modo
o non vale niente
noi che non abbiam finito ancora di contare
quelli che il fanatismo ha fatto eliminare
noi risponderemo
no no no no

E si ci diranno
che è un gran traditore
chi difende la gente
di un altro colore
noi che abbiamo visto gente con la pelle chiara
fare cose di cui ci dovremmo vergognare
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no

E se ci diranno che è un destino della terra
selezionare i migliori attraverso la guerra
noi che ormai sappiamo bene che i più forti
sono sempre stati i primi a finir morti
noi risponderemo, noi risponderemo
no no no no

(Luigi Tenco)

giovedì 24 marzo 2011

con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole...

...quando ogni mattina avresti bisogno di un pizzicotto forte ben assestato per renderti conto che non stai sognando ma che stai davvero vivendo emozioni e soddisfazioni, piccole e grandi...finalmente condivise...con quel pizzico di follia che rende tutto divertente oltre che magico...

lunedì 21 marzo 2011

Amicizia

quando senti una voce al telefono che ti dice che il cucciolo che porta in grembo è una femmina...e non riesci a rispondere per il nodo in gola...
quando arriva una email e ti rendi conto di essere la prima persona con la quale viene condivisa una gioia grande...una delle gioie più grandi...
quando senti la felicità sincera per la tua felicità...
e senti ancora più forte il legame che ti lega a filo doppio a chi purtroppo non riesci ad abbracciare così spesso come vorresti...
oggi tutte e due le mie amiche più care mi hanno riempito il cuore di gioia e non riesco a smettere di pensare alla piccola Livia che arriverà alla fine dell'estate e al nuovo cucciolo appena concepito...
grazie Amiche di esserci e di condividere con me questi momenti.

martedì 15 marzo 2011

Che cosa c'è in un nome?

What’s in a name? That which we call a rose

By any other name would smell as sweet.

(W. Shakespeare, Romeo and Juliet, atto II, scena II)

giovedì 10 marzo 2011

Tre passi avanti

Tre passi avanti

uno indietro per umiltà
ognuno ha i suoi santi
le sue bandiere di libertà
io seguo Che Guevara
mi fido dell'aria e del colore
Tre passi avanti
uno indietro che male non fa.

Amo la piazza amo la sua densità
di ogni razza, di cultura, di società.
Mi piace mescolanza, fratellanza in quantità, ì
il lato nascosto dell'America

Io seguo Che Guevara
Tre passi avanti
uno indietro per umiltà
le mani sui fianchi
in processione con l'umanità
al passo di danza
oltre i limiti della realtà
gridando "terra!"
ad ogni gesto di carità.

Odio la guerra senza anestesia,
un'operazione di democratica ipocrisia
ognuno ha la sua definizione di libertà:
il lato violento dell'America

Io seguo Che Guevara
Libero nell'aria

Bandabardò


martedì 8 marzo 2011

martedì 1 marzo 2011

la delizia delle cose imperfette...
quiete nella fretta...

venerdì 25 febbraio 2011

Istanti

Se potessi vivere di nuovo la mia vita.

Nella prossima cercherei di commettere più errori.

Non cercherei di essere così perfetto, mi rilasserei di più.

Sarei più sciocco di quanto non lo sia già stato,

di fatto prenderei ben poche cose sul serio.

Sarei meno igenico.

Correrei più rischi,

farei più viaggi,

contemplerei più tramonti,

salirei più montagne,

nuoterei in più fiumi.

Andrei in più luoghi dove mai sono stato,

mangerei più gelati e meno fave,

avrei più problemi reali, e meno problemi immaginari.

Io fui uno di quelli che vissero ogni minuto

della loro vita sensati e con profitto;

certo che mi sono preso qualche momento di allegria.

Ma se potessi tornare indietro, cercherei

di avere soltanto momenti buoni.

Chè, se non lo sapete, di questo è fatta la vita,

di momenti: non perdere l'adesso.

Io ero uno di quelli che mai

andavano da nessuna parte senza un termometro,

una borsa dell'acqua calda,

un ombrello e un paracadute;

se potessi tornare a vivere, vivrei più leggero.

Se potessi tornare a vivere

comincerei ad andare scalzo all'inizio

della primavera

e resterei scalzo fino alla fine dell'autunno.

Farei più giri in calesse,

guarderei più albe,

e giocherei con più bambini,

se mi trovassi di nuovo la vita davanti.

Ma vedete, ho 85 anni e so che sto morendo.



Jorge Luis Borges

giovedì 24 febbraio 2011

Il tempo

Il tempo che non è come quello degli orologi delle stazioni, la cui lancetta grande scarta di cinque in cinque minuti, ma piuttosto come quello degli orologi piccolissimi, nei quali il moto delle lancette è impercettibile alla vista, o come l’erba che nessun occhio vede crescere, come un bel giorno non si può negare; il tempo, una linea composta tutta di punti senza dimensione (e qui l’infelice e defunto Naphta avrebbe chiesto probabilmente come facciano tante non esistenti dimensioni a formare una linea); il tempo, diciamo, alla sua maniera strisciante, impercettibile, segreta e tuttavia laboriosa, aveva continuato a produrre mutamenti.


Thomas Mann, La montagna incantata

mercoledì 23 febbraio 2011

Quegli istanti erano uno specchio.

Entrambi eravamo del tutto sinceri e senza alcuno schermo. Se c’era una possibilità di vivere insieme, essa ci era data in quegli istanti, in un rumoroso ristorante di Münster nel quale entrambi, o anche ciascuno per conto suo, potevamo ritornare ad attingere energia e conferma. Quegli istanti erano uno specchio nel quale potevamo guardare e scoprire due immagini: quello che il destino aveva voluto fare e quello che aveva realmente fatto di noi. Non era poco. Gli errori derivano sempre dall’aver perduto la prima delle due immagini.


Erich Maria Remarque, La notte di Lisbona

martedì 22 febbraio 2011

Il mio cuore aveva bisogno di questo

Il mio cuore aveva bisogno di questo: della pace di un focolare sereno. Partecipare alle profonde emozioni romanzesche della vita è stato come aver assistito a un grande naufragio: si sente allora la necessità consolatrice delle cose tranquille.

Eça De Queiroz, Ramalho Ortigao
I misteri della strada di Sintra

martedì 15 febbraio 2011

Se la nostra epoca dovesse meritare un nome, dovrebbe chiamarsi epoca della prostituzione.

Heinrich Boll, Opinioni di un clown

lunedì 14 febbraio 2011

Io sono un clown, e faccio collezione di attimi.


Heinrich Boll, Opinioni di un clown

mercoledì 9 febbraio 2011

Fuori orario

Le rose profumano, non sanno che è il loro mestiere

Le nonne imbiancano soltanto per dovere

Sono tempi scuri in cui è difficile trovare ombra

I fiori sanno sempre ripararsi dalla vergogna


I dubbi esplodono davanti a due sentieri:

uno fatto di specchi ma senza desideri,

l'altro di spine e voglia di ricominciare,

lascio quello che trovo e cerco di trovare


fuori orario si conquista
la medaglia dell'esperto equilibrista

un funambolo che vola fischiettando a squarciagola

come dire... la fatica è una storia che non mi riguarda

e no! e no! e no! no che non mi fermerò

manca il paradiso e la voce di Charlot!!


i fiori dicono che è tempo di fiorire

e non sono curiosi su come andrà a finire

sono tempi scuri in cui è difficile trovare ombra

lascio il tempo che trovo...


fuori orario mi guadagno
una candela, e mi imprestano una sfera

per rileggere il passato un po' falso e comandato

come: l'uomo sulla luna

come pioggia sulla sfortuna!

e no! e no! e no! no che non mi fermerò

datemi una chitarra e me la canterò


(Bandabardò)

martedì 8 febbraio 2011

Dann Rail

Ognuno ha davanti le sue rotaie, che le veda o no.

Alessandro Baricco, Castelli di Rabbia

venerdì 4 febbraio 2011

Ex Libris

non c'è libro tanto cattivo che almeno una parte non giovi.

Plinio il vecchio... o Plinio il Giovane?

Diritti imperscrittibili del Lettore

I. Il diritto di non leggere

II. Il diritto di saltare le pagine

III. Il diritto di non finire un libro

IV. Il diritto di rileggere

V. Il diritto di leggere qualsiasi cosa

VI. Il diritto al bovarismo (Il termine bovarismo indica l'attitudine degli uomini a credersi e a vedere le cose diversamente da quelle che sono, a sognare delle felicità irrealizzabili, irraggiungibili.)

VII. Il diritto di leggere ovunque

VIII. Il diritto di spizzicare

IX. Il diritto di leggere a voce alta

X. Il diritto di tacere

Daniel Pennac, Come un romanzo

giovedì 3 febbraio 2011

Moi

Quale gobba?

Il destino è quel che è...

Il destino è quel che è
non c'è scampo più per me...

mercoledì 2 febbraio 2011

Il mare

Niente paura. Il mare è là. È sempre là. Si può stare lontani anche per tanto tempo ma poi, quando si torna, è ancora là.
Christian Gailly, Una notte al club



martedì 1 febbraio 2011

Ho iniziato...

Ho iniziato a smetterla con i miei contorsionismi mentali e mi sono accorta che la vita non è sempre così complicata, che non dobbiamo necessariamente struggerci dal dolore per amare qualcuno, che l'amore è anche leggerezza, è libertà condivisa, e che la vita va affronata con quel pò di sana incoscienza che ci permette di realizzare tanti sogni che altrimenti rimarrebbero tali...

Dove corre il cavaliere?

Dove corre il cavaliere? Il più delle volte verso la morte. Ma per vivere, per una vita più bella, più giusta, più piena, più profonda.

Nazim Hikmet, Gran bella cosa è vivere, miei cari

lunedì 31 gennaio 2011

quello che avrebbe dato significato la fatto e al detto

...e il peggio di tutto forse non sono neanche le parole dette o le azioni fatte, il peggio, perchè è irrimediabile, definitivamente, è il gesto che non ho fatto, la parola che non ho detto, quello che avrebbe dato significato al fatto e al detto...

José Saramago, L'anno della morte di Ricardo Reis

Con gli occhi aperti, completamente sveglia

Con gli occhi aperti, completamente sveglia
Senza droghe, senza filtri
Solo vino bevuto davanti alla solennità delle cose
Perchè appartengo alla razza di coloro che percorrono il labirinto
Senza mai perdere il filo di lino della parola

Sophia de Mello Breyner Andersen

Il mio essere è l'invisibile

Piove là fuori, sul vasto mondo, con un rumore così denso è impossibile che, a questa stessa ora, non stia piovendo sulla terra intera, il globo si muove con mormorio di acque per lo spazio, come sibilante trottola, E lo scuro rumore della pioggia è costante nel mio pensiero, il mio essere è l’invisibile, curva tracciata dal suono del vento, che soffia insolente, cavallo senza freno e in libertà, con zoccoli invisibili che battono attraverso queste porte e finestre, mentre dentro questa stanza, dove appena oscillano, lievemente, i paralumi, un uomo circondato da mobili alti e scuri scrive una lettera, componendo e adattando il suo racconto affinché l’assurdo riesca a parer logico, l’incoerenza linearità perfetta, la debolezza forza, l’umiliazione dignità, i timore ardimento, che tanto vale ciò che siamo stati quanto ciò che desidereremmo essere stati, ah, se ne avessimo avuto il coraggio quando siamo stati chiamati al rendiconto, il saperlo è già metà del cammino, basta che ce ne ricordiamo e non ci vengano meno le forze quando bisognerà percorrere l’altra metà. Esitò molto Ricardo Reis sul vocativo che doveva usare, una lettera, in fondo, è un atto temibilissimo, la formula scritta non ammette mezzi termini, distanza o prossimità affettiva tendono a una determinazione radicale che, in un caso e nell’altro, accentuerà il carattere, cerimonioso o complice, del rapporto che tale lettera stabilirà e che finisce per essere sempre, in una certa decisiva maniera, un tipo di rapporto parallelo al rapporto reale, non coincidenti. Ci sono equivoci sentimentali che sono cominciati proprio così.

José Saramago, L'anno della morte di Ricardo Reis