lunedì 13 giugno 2011

Odio gli indifferenti

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.

Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

… la massa ignora, perché non se ne preoccupa.

Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.

Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

3 commenti:

Nazim ha detto...

"Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te". Che Guevara. Rosario, 14 giugno 1928 � La Higuera, 9 ottobre 1967.
"Per ricordare la ricorrenza è stato pubblicato a Cuba il diario che il Che ha tenuto durante i tre anni della lotta armata per la liberazione di Cuba dal dittatore Batista. Il diario è stato pubblicato dalla casa editoriale australiana Ocean Press". maro sowclett

Dal Blog Beppe Grillo

Jun Rail ha detto...

aggiunto alla lista dei desideri...nell'edizione spagnola però! XD

cooksappe ha detto...

siamo in due, li odio anch'io! :P