giovedì 6 ottobre 2011

non c'è niente di più vile o pericoloso di un malvagio che ogni notte se ne va a letto con la coscienza tranquilla

nelle segrete di Toledo ho imparato, quasi a costo della vita, che non c'è niente di più vile o pericoloso di un malvagio che ogni notte se ne va a letto con la coscienza tranquilla. è una cosa orribile. specialmente quando procede di pari passo con l'ignoranza, la superstizione, la stupidità o il potere - accoppiate che si presentano con una certa frequenza. ed è ancora peggio quando ci si sente gli esegeti di una parola, sia essa il Talmud, la Bibbia, il Corano o qualsiasi altro testo scritto o ancora da scrivere. non sono propenso a dispensare consigli - non si impara mai niente dalle disgrazie altrui - ma uno a buon mercato ve lo voglio dare comunque: lorsignori diffidino sempre di chi nella vita non ha letto che un solo libro..

Arturo Pérez-Reverte, Purezza di sangue

martedì 4 ottobre 2011

Guarderò la tua ombra

Guarderò la tua ombra, se non vuoi che guardi te, gli disse, e lui rispose, Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi

José Saramago
A volte credo che i buoni lettori siano cigni anche più tenebrosi e rari che i buoni autori … Leggere, per intanto, è un’attività successiva a quella di scrivere: più rassegnata, più civile, più intellettuale.

J.L. Borges, prefazione alla prima edizione di Storia universale dell’infamia

martedì 26 luglio 2011

Insieme

Non camminare davanti a me,
potrei non seguirti.

Non camminare dietro di me,
potrei non esserti guida.

Cammina al mio fianco
ed insieme troveremo la via.

perché la legge sul libro non va contro i lettori

[questo articolo è stato pubblicato su l'Unità il 21 Luglio 2011]

di Gaspare Bona

Questa mattina è stata approvata con l’ultimo passaggio al Senato la Leggi Levi sul prezzo del libro, che regolamenta gli sconti che le librerie e gli altri rivenditori al dettaglio possono fare al consumatore finale sul prezzo di copertina fissato dall’editore. La legge entrerà in vigore dal 1° settembre.

In estrema sintesi la legge limita al 15% lo sconto che le librerie, comprese quelle on-line, possono fare ai loro clienti e vieta alle librerie di fare delle promozioni (in altri settori merceologici si chiamerebbero saldi) sui loro stock, se non quando si verificano condizioni assai stringenti (libri pubblicati da più di venti mesi e che non siano stati movimentati da sei mesi).
Le promozioni possono essere proposte solo dagli editori, che sono tenuti a offrirle con le stesse condizioni a tutte le librerie. Questo passo si è reso necessario per un motivo di equità, dato che i principali gruppi editoriali sono proprietari anche di intere catene di librerie e dunque spesso le librerie indipendenti erano tagliate fuori dalle promozioni. Inoltre le promozioni fatte dagli editori non sono permesse durante il mese di dicembre, non possono essere ripetute nell’arco dell’anno solare e non possono superare lo sconto del 25%. Queste limitazioni cercano di ridurre lo squilibrio fra grandi gruppi editoriali – quelli in grado di fare promozioni – e l’editoria indipendente, in genere di piccole o medie dimensioni.

Una legge di questo tipo sembra andare contro le regole del libero mercato e della concorrenza. Ma la giustificazione sta nel fatto che il legislatore ha riconosciuto che il libro è un bene fondamentale per la cultura, lo sviluppo, la democrazia, la circolazione delle idee e la realizzazione personale; che sul libro si regge una parte importante della formazione, dell’educazione, della comunicazione e del fermento culturale di una Nazione e che per questo motivo deve essere garantita la massima pluralità di produzione (case editrici) e capillarità di diffusione (librerie indipendenti e di catena, edicole, grande distribuzione). In pratica questa legge è un primo passo verso la difesa della“bibliodiversità”.

Ma questa è filosofia, e molti lettori vedranno in questa legge un nuovo esempio di corporativismo per far pagare di più i libri, e difficilmente si accontenteranno di sapere che anche grazie a leggi come questa i loro figli cresceranno in un mondo migliore… In realtà non è così. Il mercato librario presenta un’anomalia: il prezzo del libro è fissato dall’editore, non dal rivenditore, e gli sconti sono finta concorrenza. La vera concorrenza andrebbe fatta sul prezzo di copertina e sui contenuti. L’ideale sarebbe vietare completamente o quasi gli sconti, come avviene in Paesi come Francia, Germania, Spagna, Svizzera. Infatti, se nessuno può fare sconti, la concorrenza si sposta davvero in maniera “sana” sul prezzo di copertina. Altrimenti è il solito vecchio gioco: alzo i prezzi, poi faccio lo sconto. In assenza di sconti, poi, l’attenzione si sposterebbe di nuovo sul libro. Quante librerie oggi sono costrette a vendere sconti invece che libri? Il libro è un oggetto che ci fa compagnia per parecchie ore. È più importante pagarlo due o tre Euro in meno, o avere un compagno ben scelto o ben consigliato?

La Legge Levi arriva dopo un iter un po’ travagliato, perché nell’ultimo anno intorno al gruppo dei Mulini a vento (Donzelli, Instar Libri, Iperborea, Minimum fax, Nottetempo, Nuova Frontiera, Voland) è nato un movimento per chiedere di introdurre importanti modifiche al testo della legge. Questo movimento, cui hanno aderito centinaia di editori e librai indipendenti, ha trovato ascolto presso la Commissione Cultura del Senato, dove alcune proposte sono state recepite, altre no. Ma un passo avanti è stato fatto. E sono convinto che questa legge non sia un punto di arrivo, ma il punto di partenza per giungere a una legge complessiva sul libro e la lettura che sia condivisa da tutti gli operatori del settore. Se ne gioveranno anche i lettori, e i figli dei lettori…

giovedì 23 giugno 2011

lunedì 13 giugno 2011

Odio gli indifferenti

Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che «vivere vuol dire essere partigiani». Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall’impresa eroica.

Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.

… la massa ignora, perché non se ne preoccupa.

Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti.

Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917